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"Il tetto si è bruciato. Ora, posso vedere la luna"

Motonokai

A Berlino può capitare di perdersi, passeggiando per strada, visitando musei o ascoltando musica in qualche locale. A me è successo. Specie se trascorri molto tempo da solo puoi lasciare andare liberamente i pensieri. Non conosco altro luogo che eserciti su di me in maniera così evidente lo stesso potere.

Nel 2016 sono tornato a Tokyo, dove mancavo dal 1990, per trascorrere alcune giornate a cavallo di Pasqua con mio figlio e visitare tra le altre cose un museo di auto storiche a Odaiba. Ero curioso di vedere come erano ricreate ambientazioni del passato senza cadere nel finto vintage che trovo personalmente insopportabile. Conobbi così per caso in metropolitana un giapponese con uno stemma della Maserati sul petto dal quale ricevetti l’immancabile biglietto da visita. Tornato a Roma, decisi di inviargli una mail per conservare il contatto e mi faceva piacere scrivergli nella sua lingua. Chiesi così aiuto alla mia insegnante di tedesco del tempo che sapevo alle prese con il giapponese.

Dalla mail arrivò la prima lezione di giapponese e da lì a poco senza molto sforzo convinsi un gruppo di amici colleghi ad unirsi a me in questa sfida: lo studio di una lingua apparentemente indecifrabile ma per noi terribilmente affascinante. Ma nella vita le cose bisogna volerle dopo averle sognate. Sono passati cinque anni e siamo ancora qui: molte cose sono successe e a Tokyo siamo ritornati più volte. In questo contesto è nata Motonokai, riunione di originali.

Io amo il jazz, le auto d’epoca, la corsa e molte altre cose ma soprattutto l’idea di favorire l’incontro di esperienze artistiche differenti e guardare alle relazioni culturali tra Italia e Giappone in maniera diversa, pensando a quello che attrae questi due Paesi così lontani che si sono completamente ignorati per secoli.

La prima volta che ho incontrato Yoshie Nishikawa è stato in Toscana a Sarteano per parlare di un mio sogno: realizzare una mostra fotografica in Giappone che riguardasse le auto e le antiche fortezze. Ne abbiamo parlato un lunedì mattina e ad un certo punto ci siamo ritrovati senza volerlo a passeggiare nel cimitero di Radicofani. Mi sembrava tutto così incerto, sfuggente e non sapevo da dove iniziare, era maggio del 2017. La mostra è stata inaugurata ad ottobre 2019 al Park Hotel di Tokyo.

Il sogno è una componente essenziale di Motonokai.

Anche Giuseppe Bassi aveva il suo sogno: suonare il contrabbasso a Fukushima in piena area radioattiva. Quando me ne parlò la prima volta, pensai non avesse senso, ma poi capii che i nostri sogni avevano qualcosa in comune.

Anche Modena incontra Tokyo è un sogno nato dall’incontro di un giornalista giapponese Ekko Shinichi che da venticinque anni vive tra le nuvole che legano l’Italia al Giappone ed un gruppo di modenesi curiosi, creativi e concreti. Benvenuti!

Carlo Lomaglio

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